I Cru del Durello
La DOC del Durello è suddivisa in 15 sottozone,
ognuna resa unica dalle sue caratteristiche.
Ogni singola espressione del Durello si differenzia dalle altre anche per l’origine geografica.
Per questo motivo i Cru sono macrozone tutte da esplorare.
È fuori dubbio che la viticoltura dell’area DOC Lessini Durello, possa avvalersi di uno stretto legame di identità tra i suoi vini e gli elementi tipici del territorio: da un lato un vitigno antico ed autoctono, la Durella, dall’altro un ambiente in gran parte ancora incontaminato con un paesaggio pienamente conservato e ancora da proporre nei suoi angoli più caratteristici.
La viticoltura in questo areale è la dimostrazione che il risultato enologico è strettamente dipendente dalla perfetta sintonia tra vitigno e ambiente.
Se da un lato troviamo quindi il territorio viticolo con le sue peculiarità ben definibili e definite, dall’altro abbiamo invece il vitigno con una sua reazione ben precisa ai fattori termici, idrici, pedologici e colturali. Alta collina e suoli prevalentemente d’origine basaltica definiscono dei vini molto caratteristici.
Questi i principali Cru della denominazione individuati dal Consorzio nell’ambito della ricerca sulla zonazione viticola.

1. Piani
Nell’ambito delle zone di produzione rappresenta quasi un confine naturale a Sud ed Ovest per le coltivazioni del Durello. Sale infatti dai 100 metri della vallata dell’Alpone fino a quasi 600 metri del monte Mirabello.
Per quanto riguarda in particolare le esposizioni ad Est, i suoli sono prevalentemente originati da prodotti vulcanici terziari con tessiture medie in superficie e più fini in profondità, non calcarei, con moderata disponibilità di acqua per le radici delle piante.
Nelle restanti parti dell’area, sono presenti (soprattutto nelle zone Mazzasetti e Sabbadori) anche suoli formatisi su substrato calcareo, a tessitura media, estremamente calcarei, moderatamente alcalini, con roccia calcarea compatta a partire da 50-80 cm di profondità.
La zona è caratterizzata da una sistemazione naturale prevalentemente ad altopiano con importanti superfici coltivate a vite, olivo e ciliegio.
La viticoltura è in questa area in espansione.
La “Durella” è una varietà presente da sempre soprattutto nei biotipi meno produttivi.
Questa zona si identifica con un leggero anticipo di maturazione per l’esposizione a Sud – Est in particolare nei suoli con una più evidente origine calcarea.
Dai dati rilevati nel corso dell’indagine, emerge una certa sensibilità del vigneto all’andamento stagionale, soprattutto per quanto riguarda la quantità di acqua disponibile per la vite nel corso della stagione.
I mosti sono sempre risultati con un ottimo rapporto zuccheri / acidi, nel senso che l’acidità era sempre ben presente e ciò conferma la buona attitudine della zona a fornire ottime basi spumanti.
Il giudizio enologico ha premiato le note fruttate, la freschezza, la finezza e la persistenza olfattiva.
L’area nel suo insieme si presenta ben conservata, il vigneto è presente soprattutto nei terreni calcarei e questo, sommato all’altitudine ed alla prevalente esposizione a est, riaffiora nelle delicate note sensoriali dei vini.
2. Cattignano
Questa sottozona chiude a Nord-Ovest la valle dell’Alpone.
Si tratta di un territorio collinare caratterizzato da pendenze molto accentuate soprattutto nel versante Est, con una evidente variabilità pedologica. Sono infatti presenti substrati sia di orgine vulcanica (vulcaniti, basalti di colata e colonnari) che calcarea (calcari Mesozoici, prev. Biancone).
I suoli delle vulcaniti possono avere profondità del substrato molto variabile, da 50 cm ad oltre 1 metro, sono non calcarei, a tessitura da media a fine, con moderata capacità in acqua disponibile per le piante limitata sia dalla tessitura fortemente argillosa che, sui versanti a maggior pendenza, dalla scarsa profondità.
Sui versanti a substrato calcareo, invece, i suoli sono poco profondi, con presenza di roccia attorno ai 50 cm, estremamente calcarei, a tessitura media con abbondanti frammenti rocciosi, moderatamente alcalini e con bassa capacità in acqua disponibile per le radici delle piante.
È quindi una delle zone a più elevata variabilità pedologica.
Soprattutto nei vecchi impianti si possono trovare tutte le tipologie di “Durella”; è una zona che ha visto negli ultimi anni la messa a dimora di nuovi impianti con altre varietà quali “Chardonnay” e “Pinot nero”.
Le analisi chimiche effettuate sui mosti non hanno mai fatto segnare alte gradazioni zuccherine delle uve e ciò è legato probabilmente all’età degli impianti, al loro stato complessivo e al basso carico termico dell’area.
Ciò ha indotto i viticoltori a sostituire il Durello con varietà più precoci.
L’analisi sensoriale ha confermato l’acidità sostenuta dei vini, che si è spesso tradotta in evidenti sensazioni astringenti e nel complesso ad un giudizio abbastanza cauto sui vini proposti.
La scelta varietale e clonale sembra quindi il vero punto di partenza per una maggior valorizzazione della zona.
3. Vestenanova
Vestenanova è una zona che chiudendo a Nord l’area DOC del Durello ricomprende entrambi i versanti della valle d’Alpone.
Si va dai 150 metri di altitudine ad oltre i 500 nei rilievi più importanti con suoli piuttosto ripidi con pendenze che possono arrivare anche al 75%.
Il substrato che predomina in questa area è quello roccioso basaltico di origine vulcanica che si trova, sui versanti più ripidi, tra i 30 ed i 50 cm di profondità.
Suoli più profondi e adatti alla coltivazione della vite, in particolare delle varietà “Durella”, “Chardonnay” e “Pinot grigio”, sono presenti sporadicamente verso Sud, in limitati versanti a bassa pendenza e caratterizzati da suoli a tessitura da franco argillosa ad argillosa con moderata capacità in acqua disponibile a causa dell’elevata componente argillosa negli strati profondi. A Nord-Ovest prevalgono invece suoli a tessitura media, non calcarei, neutri, con una leggera percentuale di frammenti rocciosi.
La “Durella” viene coltivata fino a 450 metri soprattutto con selezioni di biotipi poco vigorosi. La viticoltura rimane comunque una risorsa soprattutto nell’area più a Sud di questa sottozona.
La Durella è il vitigno maggiormente rappresentato, anche se i nuovi impianti vedono spesso la preferenza per varietà precoci.
Le gradazioni zuccherine sono sempre su buoni livelli, soprattutto quando le rese si mantengono in sintonia con i valori permessi dal disciplinare di produzione. L’equilibrio produttivo sembra il vero perno del risultato qualitativo.
I vini sono caratterizzati da evidenti e abbastanza rari sentori minerali, però non sempre sostenuti da un necessario equilibrio gustativo che si raggiunge dopo 2 e in alcuni casi anche 3 anni di invecchiamento.
4. San Giovanni
È una delle aree più significative per la coltivazione della “Durella” ed è la zona più vasta nel comune di San Giovanni Ilarione.
L’esposizione è prevalentemente a Sud-Ovest, le pendenze raramente sono elevate in quanto gran parte del territorio è caratterizzato da superficie pressoché pianeggianti.
L’indice di coltivazione è tra i più alti del comprensorio; si tratta di un’area di origine vulcanica, dove si possono osservare numerosi affioramenti di basalti colonnari. La zona a Nord raggiunge i 550 m s.l.m. con pendenze fino a 60/70% dove il suolo non è molto profondo.
Scendendo verso Sud, in versanti a minori pendenze, i suoli sono molto profondi, non calcarei, con tessitura da franco argillosa ad argillosa e con moderata capacità in acqua disponibile a causa dell’elevata componente argillosa negli strati profondi.
È una zona che proprio per la sua vocazione viticola ha goduto negli ultimi anni di importanti azioni di riconversione viticola con inserimento di vitigni precoci.
I valori zuccherini delle uve si sono quasi sempre portati su valori superiori alla media della zona a DOC e ciò in relazione all’esposizione dei vigneti, alla conformazione dei versanti ed alla natura basaltica del suolo. Ciò conduce verso vini meno acidi, equilibrati, con un’alta intensità gustativa. Ciò è legato anche alla profondità dei suoli e quindi alla buona tenuta nei confronti di occasionali periodi privi di precipitazioni. Quest’area è tra le più significative per la coltura della “Durella” e per i suoi valori paesaggistici (vedi la forte presenza del ciliegio, accompagnata ad una biodiversità naturale che permane nel tempo).
Per questi suoi caratteri si ritiene che l’area meriti una particolare attenzione per una sua piena valorizzazione.
5. Madarosa
In questa zona molta prossima al Monte Calvarina è evidente l’origine vulcanica di tutto il comprensorio. Le pendenze non sono molto elevate e l’area si presenta piuttosto omogenea con altitudini che oscillano dai 200 ai 400 metri.
Proprio questa sua specifica origine vulcanica con basalti colonnari tra i più spettacolari e depositi bentonitici di grande purezza hanno purtroppo attivato una serie di attività di cava che stanno in questi ultimi anni compromettendo l’originaria struttura geomorfologica e le armonie del paesaggio.
I suoli principali sono molto profondi, non calcarei, con tessitura da franco argillosa ad argillosa e buona capacità in acqua disponibile per le radici delle piante.
L’altitudine e la specifica origine del suolo consigliano qui la coltivazione di “Durella” dal grappolo più piccolo con vegetazione poco espansa.
La struttura del suolo è franco argillosa con colori bruno rossastro scuro.
I vini hanno dimostrato una interessante complessità dovuta ad un perfetto equilibrio gusto-olfattivo dove le note acide, fruttate e floreali hanno trovato una perfetta armonia.
Le gradazioni zuccherine sono state nella media dell’area DOC, ma spesso condizionate dalle rese produttive degli impianti.
Le più attente conduzioni dei vigneti hanno sempre esaltato l’attitudine per ottime basi spumanti.
6. Calvarina
Tra le testimonianze più evidenti dell’antica attività vulcanica, il monte Calvarina (683 m) rappresenta certamente l’esempio più eclatante. Si tratta infatti probabilmente del vulcano (oggi inattivo) che più di ogni altro ha contribuito con il materiale originato dalle sue eruzioni a generare la struttura geologica delle aree oggetto di studio.
I suoli principali di quest’area sono caratterizzati da pendenze elevate e scarsa profondità, con substrato basaltico rilevabile a 30-50 cm di profondità. Queste caratteristiche consigliano impianti poco espansi con moderato fabbisogno d’acqua.
Alle quote inferiori, in corrispondenza di versanti a minori pendenze e forme più dolci, i suoli presentano profondità più elevate (il substrato si rileva ad oltre 1 metro di profondità), tessitura argillosa, totale assenza di componenti calcaree ed una maggiore capacità in acqua disponibile per le radici delle piante.
È un area ideale per la “Durella” ed i vini che ne risultano sono tra i più eleganti.
La scarsa profondità dei suoli condiziona profondamente lo sviluppo vegetativo delle viti cui si accompagnano rese in uva contenute e alte gradazioni zuccherine.
Si conferma l’eleganza dei vini legata ad evidenti note agrumate e speziate, meno presenti in altre realtà produttive. L’attitudine per base spumante è sempre emersa anche con ottimi giudizi di tenuta nel tempo.
Una particolare attenzione dovrebbe essere posta alla possibilità di intervenire con l’apporto di acqua nei momenti di maggior fabbisogno e questo con sicuri riscontri nella tenuta qualitativa delle uve nelle stagioni più siccitose.
7. Brenton
È forse uno dei comprensori più suggestivi del Durello e questo è dovuto all’armonia dei paesaggi, alla variabilità delle coltivazioni e alle morbide pendenze una volta giunti sull’“altopiano” di Brenton. L’esposizione è generalmente a Sud e la zona sale dai 150 ai 450 metri delle località Brenton il cui nome indica chiaramente l’origine cimbra.
La componente vulcanica di queste zone è evidentissima e l’armoniosa variabilità del paesaggio ne costituisce una chiara conferma.
Escludendo i versanti più ripidi, inadatti alle colture agrarie per la loro pendenza e per il suolo poco profondo, questa zona si caratterizza soprattutto per la successione di versanti a pendenze basse o moderate che si alternano ai boschi salendo fino alle superfici sommitali dolcemente ondulate.
Le differenze tra i suoli sono riconducibili alla variabilità morfologica dell’area dipendente a sua volta dalle caratteristiche dei diversi tipi di depositi vulcanici. Sui versanti a minor pendenza che si trovano poco sopra Roncà e nei pressi di Brenton i suoli sono molto profondi, non calcarei, con tessitura da franco argillosa ad argillosa e buona capacità in acqua disponibile.
Nelle posizioni di medio versante, dove le pendenze sono lievemente maggiori ed i versanti sono talvolta terrazzati, i suoli si differenziano per una tessitura più fine e la presenza del substrato basaltico e di frammenti rocciosi attorno ai 100-130 cm.
La zona, pur vocata alla “Durella”, sta dimostrando buoni risultati anche con i nuovi impianti di “Chardonnay” e “Pinot nero” per base spumante. Fino ai 350 metri troviamo numerosi impianti di “Garganega”.
La prevalente esposizione a Sud degli impianti da conferma delle buone gradazioni zuccherine delle uve da cui si ottengono vini pieni, di elevata intensità e persistenza gustativa e olfattiva. Le note olfattive si spostano verso il fruttato dove prevale la mela verde.
L’acidità è sempre su buoni livelli e ciò trova piena valorizzazione nell’attitudine per basi spumanti.
8. Duello
Il monte Duello anche se non è tra i più alti, è sicuramente tra i posti paesaggistici più significativi della val d’Alpone. Permette infatti una visione sia ad Ovest verso le colline del Soave Classico che ad Est verso le formazioni vulcaniche che caratterizzano tutto il territorio dal Monte Calvarina a San Margherita.
Anche qui è prevalente l’origine vulcanica del suolo e il substrato roccioso si trova mediamente ad una profondità sufficiente a fornire alla vite acqua e nutrienti in quantità adeguate ai fabbisogni (oltre il metro).
Le radici possono quindi estendersi liberamente anche se la capacità di acqua disponibile per le piante rimane moderata per l’elevata componente argillosa dei suoli che, unitamente all’assenza di componenti calcaree, caratterizza il substrato di questa zona.
Siamo in un’area inscritta sia nella zona di produzione del Durello che del Soave. Le moderate altitudini (da 100 a 230 m s.l.m.) hanno privilegiato nel tempo l’impianto della “Garganega” e del “Trebbiano di Soave” piuttosto che della “Durella”, che è comunque presente in modo significativo. Anche i vini risentono di questo non eccessivo livello altimetrico presentandosi più pieni ed avvolgenti.
L’attitudine viticola dell’area è confermata dall’alta presenza del vigneto che spesso è stato destinato alla Garganega e ad altre varietà.
I dati raccolti hanno confermato le alte gradazioni zuccherine delle uve, la minor acidità e quindi la possibilità di ottenere accanto a basi spumanti vini tranquilli pieni, complessi con evidenti note di frutta matura e agrumi. La data di vendemmia sembra essere una leva su cui agire per differenziare la destinazione delle uve.
9. Santa Margherita
La località Santa Margherita, già chiamata Costalberto, testimonia un antico insediamento cimbro e costituisce la delimitazione Sud del territorio di coltivazione del Durello in comune di Roncà.
È un’area il cui confine naturale a Sud è dato dalla strada che congiunge Roncà e Terrossa ed è caratterizzata da rocce di origine vulcanica (vulcaniti, basalti di colata e colonnari).
Questa zona, con prevalente esposizione a Sud-Ovest, è caratterizzata dall’alternarsi di versanti moderatamente pendenti (10-30%), adatti alla coltivazione della “Durella” e presenti sia a quota bassa che sulle sommità, ad altri molto ripidi (40-75%) ad uso prevalentemente forestale. I suoli vitati, sulle porzioni meno ripide dei versanti, hanno tessitura fine, non calcarei, con moderata capacità in acqua disponibile per le piante e presenza del substrato basaltico a 100-130 cm di profondità. Come nell’area precedente, fino ai 250 metri è prevalente la “Garganega” mentre ad altitudini superiori prevale la “Durella” ed altre varietà di recente introduzione.
L’attitudine per basi spumante trova in questa zona piena valorizzazione con vini dal buon corredo acido e alta complessità olfattiva dove compaiono le note minerali. Contrariamente agli interessanti risultati emersi, la “Durella” stenta a trovare una piena valorizzazione, causa la competizione colturale con le altre varietà tipiche dell’area.
10. Agugliana
Questa zona si differenzia da S.Margherita per le caratteristiche esposizioni a Sud-Est. Si trova quasi completamente in provincia di Vicenza e tutti i versanti piegano verso la valle del Chiampo.
I suoli di questa zona sono tutti originati da rocce di origine vulcanica (vulcaniti, basalti di colata e colonnari). Le loro differenze sono riconducibili alla variabilità morfologica dell’area a sua volta dipendente dalla diversa composizione e consistenza dei diversi tipi di depositi vulcanici.
Sui versanti poco pendenti che si affacciano sulla valle del Chiampo e sulle sommità dolcemente ondulate i suoli sono molto profondi, non calcarei, con tessitura da franco argillosa ad argillosa e discreta capacità in acqua disponibile per le piante.
Dove le pendenze sono lievemente maggiori ed i versanti sono talvolta terrazzati, i suoli si differenziano per una tessitura più fine e la presenza del substrato basaltico e di frammenti rocciosi attorno ai 100-130 cm. Qui la “Durella” condivide i vigneti anche con la “Garganega” ed altre varietà internazionali.
Localmente le zone coltivate si alternano con versanti molto ripidi, a prevalente utilizzo silvo-pastorale, caratterizzati da suoli poco profondi con roccia attorno ai 50 cm, a causa dell’intensa erosione che li ha interessati.
Nel passato l’ampia superficie sommitale che caratterizza questa zona accoglieva anche un piccolo lago oggi prosciugato.
Dal punto di vista panoramico si ha l’opportunità di spaziare ad Ovest fino ai rilievi collinari di Montecchia di Crosara, mentre verso Sud si raggiungono i colli Berici ed Euganei. I dati sperimentali ripetuti nelle diverse annate hanno evidenziato una buona costanza qualitativa delle uve, dovuta all’esposizione dei versanti e alla buona tenuta idrica dei suoli.
I vini sono risultati ben strutturati, eleganti, con buona intensità gusto-olfattiva; in funzione dell’ubicazione dei siti vi può essere anche un’ottima attitudine per vini tranquilli.
11. Chiampo
È una zona molto vasta quasi interamente in provincia di Vicenza, con esposizione prevalente a Nord/Est ma anche con alcune superfici rivolte a Sud. Sale dai 90 ai 550 metri di altitudine.
Le esposizioni e le ripide pendenze hanno fortemente limitato la coltivazione della “Durella” e della vite in genere. Tutta questa zona costituisce il versante che guarda la Valle del Chiampo del sistema vulcanico che si estende da Santa Margherita al monte Madarosa passando per il monte Calvarina.
Le componenti vulcaniche sono tra le più accentuate e solo verso il fondovalle, a ridosso del Chiampo, affiorano importanti componenti calcaree. I suoli principali sono molto profondi, non calcarei, con tessitura da franco argillosa ad argillosa e moderata capacità in acqua disponibile per le piante.
Sui versanti a maggiore pendenza, del tutto inadatti all’utilizzo agricolo, ci sono suoli poco profondi con presenza di roccia basaltica attorno ai 50 cm.
Le gradazioni zuccherine non si portano mai su elevati livelli a cui consegue una sostenuta acidità (vedi alti valori di acido malico) che si evidenzia con vini che si sono sempre mantenuti nella media con buone sensazioni gustative ed olfattive. Una maggior valorizzazione viticola dovrebbe accompagnarsi a scelte tecniche mirate a contenere la produttività dei vigneti e a sfruttare nel miglior modo le potenzialità pedo-climatiche.
12. Arzignano
Comprende il sistema collinare di origine vulcanica situato tra il Chiampo ed il torrente Restena, si tratta di un vasto comprensorio caratterizzato però da suoli sostanzialmente molto simili.
Le caratteristiche prevalenti sono riconducibili a suoli con buona pendenza, di media tessitura, con scheletro da limitato in superficie a più abbondante in profondità, non calcarei, neutri, con elevata capacità in acqua disponibile per le radici delle piante. Localmente, sui versanti a maggior pendenza, i suoli hanno profondità ridotte, con roccia basaltica attorno ai 50 cm di profondità.
La “Durella” in questa area è coltivata fin da tempi lontani, ma a partire dal dopo guerra molti impianti sono stati abbandonati ed estirpati. I biotipi presenti sono comunque da ricondurre a quelli con grappolo più piccolo.
Le gradazioni zuccherine sono sempre state nella media con acidità che invece risentono in modo evidente dell’andamento stagionale (vedi annata 2003 e 2004).
I vini sono risultati di buona intensità e persistenza olfattiva con note riconducibili alla mela verde.
La disaffezione verso il vigneto ha causato la perdita di superfici, cui si accompagna una inevitabile erosione genetica.
13. Trissino
La sottozona di Trissino si compone di due diversi sistemi collinari unicamente di origine vulcanica che partendo a Nord del confine della denominazione si biforcano in direzione Sud-Est. Le esposizioni in questo caso sono differenti a seconda che i vigneti siano situati sui versanti che guardano le valli del torrente Restena, Arpega o dell’Agno.
Sono due zone sostanzialmente equivalenti e simmetriche anche dal punto di vista dell’estensione e dell’altitudine che raggiunge i 350 metri s.l.m.
Di conseguenza i diversi areali sono caratterizzati dagli stessi suoli con profondità elevate, con tessiture prevalentemente medie o moderatamente fini, non calcarei, neutri, talvolta debolmente acidi in superficie. I suoli trovano una certa differenziazione in relazione alle pendenze che a seconda dei siti risultano più o meno elevate.
Anche qui la “Durella” si è andata riducendo nel corso degli anni in termine di superfici e valori economici.
Non sono molte le aziende vitivinicole vitali; spesso il reddito è integrato da altre attività extraagricole. Il paesaggio è uno dei più suggestivi con scorci originali apprezzabili dalle numerose vie panoramiche che attraversano il territorio. Nel complesso le risposte degli impianti e il giudizio sui vini si sono sempre posti su valori medi, ma il vigneto potrebbe trovare maggior valorizzazione se associato alla bellezza del paesaggio e alla salubrità dei suoi prodotti.
14. Monte di Malo
L’area si estende a Nord-Est della denominazione e in essa la superficie vitata a “Durella” è assai limitata. Data quindi la scarsa rilevanza del vigneto, si è circoscritta una zona abbastanza ampia nonostante non vi sia una perfetta omogeneità di suoli e di paesaggio.
Anche in questo caso in passato il legame del territorio con la “Durella” era molto più stretto, ma rimangono comunque ancora impianti ed aziende interessati da questa coltura. Per quanto detto, tra le zone delimitate è senz’altro quella con la più alta variabilità pedologica, infatti a Nord l’area è caratterizzata da una maggior diffusione di suoli vulcanici, (profondi, non calcarei, a tessitura da media, con scheletro basaltico) alternati a suoli derivati da substrati calcarei (con profondità moderate o scarse, estremamente calcarei, a tessitura media).
La zona centrale ha invece una sua propria specifica identità data da rilievi collinari costituiti da successioni carbonatiche terziarie come le marne di Priabona, oppure con rilievi collinari terrazzati sulle pendenze maggiori come nelle calcareniti di Castelgomberto; in questo settore i suoli sono profondi, a tessitura fine, scarsamente calcarei, con moderata capacità in acqua disponibili per le piante.
La parte più a Sud-Ovest torna ad essere a prevalente componente vulcanica con subordinate zone a substrato calcareo. Come detto la vite trova uno spazio e interesse assai ridotto, questo però non può essere direttamente imputato alla qualità delle uve e dei vini che sono sempre risultati nella media delle zone limitrofe. Anche in questo caso la valorizzazione del vigneto dovrebbe trovare spazio in un complessivo rilancio dei pregi ambientali dell’intera area.
15. Val Leogra
Si tratta della zona più vasta identificata nell’ambito della denominazione. Anche in questo caso la coltivazione della vite non è molto praticata.
Sono pochi gli impianti interessati alla “Durella” anche se distribuiti su quasi tutto il territorio.
La parte a Nord è prevalentemente di origine calcarea caratterizzata da successioni carbonitiche terziarie tipiche delle calcareniti di Castelgomberto.
La profondità dei suoli è moderata o scarsa e la capacità idrica è piuttosto bassa; solo sui versanti a minor pendenza che degradano verso le aree pianeggianti, i suoli assumono caratteristiche più adatte ad un utilizzo agricolo, con profondità maggiori e migliore capacità di acqua disponibile per le piante.
Nella parte a Sud, oltre alle formazioni calcaree descritte sopra, affiorano anche formazioni vulcaniche terziarie che hanno dato origine a versanti con varia pendenza (da scarsa a moderato-elevata) con suoli a profondità elevata, tessiture da medie a fini, non calcarei, neutri.
Sono comunque presenti in questa zona altre varietà di vite sia a bacca rossa che bianca.
Nonostante le contenute gradazioni zuccherine l’equilibrio e l’eleganza dei vini degustati ne fanno dei prodotti interessanti da abbinarsi ad una complessiva rivalorizzazione ambientale dell’area.
Si ritiene che una moderna impostazione dei nuovi impianti possa ancor più portarsi su buoni livelli qualitativi sopratutto se in abbinamento colturale con varietà precoci.